martedì 19 agosto 2014

Piccoli Gesti #La solidarietà ha molti volti#



"Ciao Marco, vi racconto la mia storia: io ho fatto il servizio civile presso il Cottolengo di Feletto Canavese, dove ho imparato tante cose da persone meno fortunate di me, dove ho donato il mio tempo...Ringrazio le persone che mi hanno dato la possibilità di lavorarci e ringrazio tutti quei ragazzi che ci abitano, io li chiamo così...Ragazzi ma sono dei “grandissimi signori”, perché mi hanno dato tanto affetto come io l’ho donato a loro...Invito tutti coloro, che durante il giorno non fanno niente, a visitare una delle tante Case del Cottolengo....Non ve ne pentirete ve lo assicuro...!!"  Concetta M.

lunedì 18 agosto 2014

ELEFANTI A CHAARIA Fr Beppe



Certo, vedere gli elefanti può essere molto carino quando si è al
parco nazionale, al sicuro dentro un'autovettura, e a distanza di
sicurezza.
Tutt’altra cosa è trovarsi gli elefanti in casa!
L’elefante africano è feroce, ed anche i leoni hanno paura di lui. Il
vero re della savana è lui e noi il grande felino!
E’ successo nuovamente in questi giorni che un branco di quattro
grossi elefanti sia uscito dalle foreste attorno a Meru alla ricerca
di cibo: la siccità ha, infatti, reso i parchi nazionali e le foreste
molto secchi ed aridi.
Sono passati da Chaaria alla ricerca di granoturco ancora nei campi, e
nel loro cammino hanno attaccato un bambino che si è avvicinato troppo
a loro, magari per giocare.  Continua a leggere su   donazionicottolengo

mercoledì 13 agosto 2014

IL FUNERALE DI UN SANTO #Fr Beppe #Chaaria #Kenya


E’ stato un momento di grande commozione per tutti.
Fr Lodovico ha ricevuto il tributo di un numero grandissimo di
persone: sarebbero sicuramente state molte di più se non si fosse
trattato di un giorno feriale e lavorativo!
E’ venuto il Vescovo Salesius Mugambi, appena tornato da un viaggio
all’estero, ed ha presieduto la celebrazione. C’era il vicario
generale della Diocesi Father Basilio, l’amministratore generale della
stessa, Father Mbiko; e poi moltissimi preti diocesani e suore di
altre congregazioni... continua a leggere su donazionicottolengo

martedì 12 agosto 2014

Lodovico: un autentico “fratello” per me! #Fr Giancarlo #Chaaria


Difficile esprimere i miei sentimenti in questo momento in cui il dolore per la perdita di Fratel Lodovico, necessariamente si confonde alla gioia di averlo conosciuto e alla consapevolezza che dopo una lunga vita ha ottenuto il riposo eterno. Non nascondo che in questi primi giorni è il dolore a prevalere, fin da venerdì mattina quando Fratel Lodovico è spirato fra le mie mani. Un evento che aspettavamo, che sapevamo che lui desiderava, ma che in quel momento mi ha commosso profondamente e mi ha immediatamente dato un senso di grande solitudine. Provo a condividere alcuni ricordi dettatti dall’emozione di questo momento. 
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mercoledì 6 agosto 2014

DEFINIRE CHAARIA #Fr Beppe#Kenya




"Non e’ per niente facile dare una definizione compiuta di Chaaria, forse perche’ Chaaria e’ una realta’ molto emotiva, ed e’ difficile tradurre i sentimenti in parole scritte.
Chaaria e’ una realta’ sentimentale in cui percezioni opposti possono coesistere: la ami e la odi; vorresti scappare, ma non riesci a staccarti da essa.
E comunque Chaaria e’ una realta’ dalle tonalita’ sempre molto forti. Sono occhi che ti guardano imploranti, grida tremende di bambini a cui non trovi una vena o a cui stai facendo una dolorosissima medicazione per una ustione tremenda. Sono anche sorrisi furtivi delle mamme che hai aiutato ad avere un bambino, magari in sala operatoria. Sono lacrime di chi ha perso un parente e non se ne puo’ dar pace..."                   Continua a leggere su donazionicottolengo

lunedì 4 agosto 2014

IL NUOVO SOGNO DI SANT’EGIDIO PER CHAARIA #Fr Beppe #Chaaria #Kenya


"Coloro che conoscono il nostro ospedale sanno che l’ambulatorio per
TBC ed HIV è collocato in un’angusta casetta in legno e lamiera; si
tratta di una struttura per altro riciclata, in quanto in passato la
stessa costruzione era adibita a mortuario.
I pazienti sono sempre più numerosi e gli ambienti stanno via via
diventando stretti e non rispondenti alle esigenze del servizio.
Sempre per il servizio ai malati sieropositivi, il governo del Kenya,
in partnership con quello degli USA, ci ha donato un grosso tendone
che usiamo per le sessioni di counseling comunitario, per la
formazione su argomenti di prevenzione e di educazione alimentare,
oltre che come ambiente per i prelievi nei giorni prefissati..."

sabato 2 agosto 2014

SUONA IL CICALINO


                                                                 SUONA IL CICALINO

Mi rigiro nel letto illudendomi che non sia vero, ma poi mi devo arrendere all'evidenza perchè la "bestiaccia" continua a gracchiare. Lo afferro tra le mani mentre con gli occhi guardo disperatamente alla finestra sperando di vedere i segni dell'alba: purtroppo il cielo è nero come la pece. Rispondo assonnato e Dorothy mi dice di correre in sala parto. Questa non è la frase tipica... e quindi non dovrebbe trattarsi di un cesareo. Mi cambio rapidamente tra uno sbadiglio e l'altro. L'orologio mi informa che sono le quattro di mattina, ed io mi sento ancor più depresso adesso che so che ore sono. Arrivato in maternità vengo accolto dal sorriso smagliante di Mercy che mi ragguaglia sulla situazione: donna appena arrivata da una maternità rurale a circa cinquanta chilometri di sterrato. E' stata in secondo stadio di travaglio, e cioè a cervice completamente dilatata dalla mezzanotte. Solo ora è però riuscita a raggiungere Chaaria. La mamma appare esausta e la sua pressione molto bassa: non mangia
infatti da molte ore. Il battito cardiaco fetale è molto flebile e lento. La testa del bimbo è quasi fuori ma la mamma non ha la forza di spingere. Cosa fare? Non c'è tempo da perdere se vogliamo tentare di salvare quel pupo, ed
anche prevenire una rottura d'utero. Pensare ad un cesareo mi pare improponibile, sia perchè ci vorrebbe
troppo tempo a preparare la sala e la paziente, e sia soprattutto in quanto sono certo che l'inevitabile ipotensione causata dalla spinale darebbe il colpo di grazia al piccolo. L'unica via percorribile è di tentare con il forcipe. Ci attiviamo rapidamente ed in meno di 3 minuti il bambino viene alla luce. Purtroppo le sue condizioni non sono delle migliori ed dobbiamo rianimare a lungo per permettergli di avere una respirazione spontanea, ma pian piano il pupo si riprende ed inizia a piangere forte. La mamma da parte sua sta bene: non ci sono per fortuna segni clinici di rottura d'utero, e la prima cosa che lei mi dice dopo essersi sincerata che il suo bambino stia bene è: "mi posso alzare?" Incredibili davvero queste donne africane, dei veri monumenti. Sono ormai passate le 5.30 quando lascio l'ospedale e quindi l'orario della preghiera è vicino: ancora una volta la speranza di riprendere
sonno svanisce insieme alle tenebre che lasciano spazio alle prime luci dell'alba.

Fr Beppe

POCHISSIMI RIESCONO A CAPIRE




                                                 POCHISSIMI RIESCONO A CAPIRE
Ci sono giorni tremendi in cui inizi al mattino presto alle 5.30 per una chiamata notturna in maternità. Quando finisci con l’emergenza è ormai tempo di andare a pregare: ti rechi quindi in cappella per le lodi mattutine e per la messa.
Immediatamente dopo la celebrazione eucaristica trangugi un po’ di caffelatte alla velocità della luce perchè devi preparare la lezione delle 8 per gli infermieri. Ti precipiti quindi in ospedale, allestisci la stanza con il proiettore ed il computer, e ti metti a rileggere la tua presentazione prima che arrivi il personale.
Esponi l’argomento che ti sei preparato mettendoci l’anima; quando finisci però, ti trovi immediatamente sommerso da infinite richieste: bisogna preparare le richieste delle biopsie per mandarle a Meru; occorre fare ora il prelievo per il citologico prima che parta la macchina per le spese.
Nel frattempo iniziano le operazioni, e la tua vita scorre rapida, mentre ti senti come un grillo affannato che deve continuamente saltare dalla sala operatoria, all’ambulatorio, al punto nascita.
Termini un intervento pesante e te ne vieni fuori svuotato e stanco; non c’è tempo però per riposare e chiami il primo paziente esterno per l’ecografia, e lui, invece di spiegarti i suoi problemi di salute, si mette a sciorinare un sacco di recriminazioni perchè viene da lontanissimo ed ha aspettato troppo. Al che, siccome sei stanco ed un po’ nervoso, ti scappa una parola di troppo e gli dici: “già, tu eri qui ad aspettare ed io invece ho dormito tutta la mattina!”
Immediatamente dopo questa frase, il senso di colpa ti chiude lo stomaco come una morsa.
E la vita continua così, saltando dalla sala all’attività clinica e riesci a titagliarti sì e no 15 minuti per il pranzo.
Alla sera finisci l’ambulatorio, il reparto e gli interventi verso le 19.30, appena in tempo per andare a pregare il vespro con i Fratelli; poi, mentre ancora stai lavando i piatti dopo cena, ti chiamano in ospedale perchè c’è un raschiamento uterino urgente.
In sè è una procedura semplice e breve, ma alla sera e di notte non hai l’anestesista, e quindi i livelli d’ansia sono nuovamente alle stelle.
Dopo la revisione della cavità uterina devi ancora fare il controgiro serale in reparto, quando ormai fai fatica a parlare, hai la mente asfaltata dalla fatica e trascini le gambe: guardi le glicemie dei diabetici; aggiusti le dosi di insulina; dai uno sguardo ai casi acuti ed ai nuovi ricoveri; ti sinceri che gli operati vadano bene.
Sono passate le 22 quando auguri la buona notte agli infermieri in turno e dici loro: “speriamo di non rivederci stanotte per un’emergenza!”
Sei già sulla porta per lasciare il reparto quando ti approccia una donna poco cortese che con toni un po’ arroganti ti dice che lei è stufa di aspettare e che è stata in ospedale 3 giorni senza essere operata.
Tenti di stare calmo e le fai presente che stiamo facendo del nostro meglio e che anche oggi gli interventi sono stati 10.
Lei non ne vuol sapere e continua ad infierire; non c’è null’altro da fare che capitolare: “va bene, vedremo di metterti nella lista di domani, anche se gli operandi sono già 10 e non si sa mai cosa succederà con le emergenze”.
Vai a letto triste. Ti sei alzato alle 5 per non lasciar morire una donna in sala parto, e poi non hai più avuto un singolo momento per te. Hai servito decine e decine di persone: alla fine della giornata però non ricevi un grazie, ma ancora lamentazioni e recriminazioni.
Nessuno (o quasi) capisce il tuo ritmo di lavoro e lo sforzo di dedizione che ci metti sette giorni alla settimana, di giorno e di notte. Tutti (o quasi) sono concentrati sul loro piccolo punto di vista e sul loro angusto angolo visuale.
Normalmente la gente non ha il quadro generale della situazione e poco le interessa della tua stanchezza.
Fortunatamente comunque la fede ti dice che Dio vede e che “neppure un bicchiere d’acqua dato per amore sarà dimenticato”.


Fr Beppe

venerdì 1 agosto 2014

PERFORATED APPENDICITIS.

                                             PERFORATED APPENDICITIS.
       
The patient was admitted a week ago with unspecific, generalized
abdominal pains. She was passing stool regularly and was not vomiting.
The full haemogram revealed a granulocytosis at about 15,000/ml. Stool
test was positive for cysts of amoeba (which is a very common finding
in our area). Widal test showed a mild positivity of 1:80 for both
antigens O and H. Abdominal U/S was completely negative; there was no
abdominal distention, no guarding, and intestinal sounds were present.
At first, we have considered the patient not to be surgical and we
have put her on antibiotics (IV CAF and IV Metronidazole), thinking of
enterocolitis secondary to enthamoeba histolitica and some kind of
salmonella spp.
Three days later the patient has developed severe abdominal pains,
important distension, some guarding, while intestinal sounds
disappeared.
We have repeated the full haemogram and the WBCs were 14,000: we would
have expected an increase of leucocytosis which we did not find.
Considering the condition of the abdomen, we have nevertheless chosen
to do a laparatomy.
Opening the abdomen we have found the peritoneal cavity full of pus.
The abdominal distension was caused by a sigmoid volvolus which was
responsible of the mechanical obstruction. But the volvolus itself was
the result of adhesions caused by pus.
It was quite easy to release the adhesions and to suck the pus. At the
beginning we were thinking of a gynaecological origin of the
infection, but tubes, ovaries and uterus were normal.
We have then checked the intestine for signs of perforation, starting
from the rectum, because the small intestine was looking good and not
involved in any inflammatory process.
We have actually found the cause of the peritonitis, when we have
reached the caecum: there was a very necrotic, perforated appendix. We
have therefore performed appendicectomy.
Finally we have put an NGT to the patient; thereafter, we have washed
the abdominal cavity, put drainages and closed.
The patient is now recovering well.
The lesson we have learnt is that the diagnosis of appendicitis is
sometimes very difficult, either clinically or through laboratory
tests: even the axiom that appendicitis causes a leucocytosis of
20,000 and above is not always true. Abdominal U/S is seldom useful
for the above diagnosis, unless already there is a peri-appendicular
abscess. Eventually we have experienced once again that any delay in
the diagnosis of appendicitis can cause severe increase in morbidity.

Dr Bro Giuseppe Gaido